DEUTSCHE BANK CONDANNATA

L'istituto di credito dovrà restituire 152 mila euro investiti nel '98

Le banche con i risparmiatori contro il governo argentinoTango-bond, la Deutsche Bank
condannata a risarcire i clienti

Il presidente della Tfa Nicola Stock VENEZIA - Il comitato esecutivo dell'ABI ha oggi espresso "pieno appoggio e apprezzamento" all'azione della Task force sull'argentina guidata da Nicola Stock.
Ma, nel frattempo, il tribunale di Venezia ha pronunciato una sentenza che potrebbe ribaltare le sorti dei risparmiatori: ha infatti condannato la Deutsche Bank a restituire a una coppia di clienti i 152.000 euro investiti nel 1998 in bond argentini.

Se altri magistrati seguissero la strada aperta dal giudice Mara Caprioli a Venezia, i risparmiatori avrebbero un'alternativa rispetto all'accettazione dell'offerta capestro del governo argentino, che prevede il rimborso in tempi lunghissimi di circa il 30 per cento della somma investita, oppure dell'eventuale causa, magari di gruppo, a Buenos Aires (o ancora, dell'attesa di una ulteriore quanto improbabile nuova proposta di rimborso).

La banca, nel caso specifico dei due coniugi veneziani, lui pensionato e lei casalinga, era tenuta per contratto anche a fornire consulenza sugli investimenti. Pertanto, nonostante quella di acquistare bond argentini per 295 milioni di lire fosse stata una specifica richiesta dei clienti, pervenuta per telefono, la banca avrebbe dovuto informarli delle ragioni per cui non era opportuno procedere all'esecuzione dell'operazione, si legge nella sentenza.

"I soggetti abilitati - dicono i magistrati veneziani - devono comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza nell'interesse del cliente e per l'integrità del mercato, acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che gli stessi siano sempre adeguatamente informati".
Il giudice ricorda, a sostegno delle ragioni che avrebbero dovuto spingere la banca a sconsigliare l'investimento ai clienti, "l'enorme sproporzione tra il capitale della società emittente e l'ammontare del prestito" e il fatto che le agenzie più qualificate non avessero fornito il rating sull'operazione.
Tutte circostanze comuni a migliaia di investimenti analoghi. I sottoscrittori di bond argentini in Italia sono circa 450.000.
Le banche finora si sono dette pronte a sostenere le ragioni dei clienti, non certo ad addossarsene gli oneri finanziari. Nell'approvare l'operato di Stock, oggi il comitato esecutivo dell'ABI (Associazione bancaria italiana) ha invitato le banche a farsi carico delle eventuali spese derivanti dalle azioni legali sostenute dalla Tfa, per conto dei clienti, nei confronti dell'Argentina.
Infatti Stock ha ricordato oggi che i creditori che non aderiranno all'offerta potranno avviare iniziative "per far pignorare o sequestrare i flussi finanziari destinati ai nuovi titoli" mentre chi non aderirà all'offerta "non perderà i diritti derivanti dai titoli esistenti".
L'ipotesi della Tfa, che l'ABI oggi si è impegnata a sostenere, è che i risparmiatori (liberi comunque di prendere qualunque decisione), rifiutando in blocco l'offerta, possano spingere il governo argentino a formularne una migliore (ipotesi però che il sottosegretario argentino all'Economia Guillermo Nielsen, in Italia per il road show dell'offerta, ha respinto in termini netti).

Considerato il migliore andamento economico, con le riserve valutarie a 20 miliardi di dollari statunitensi, il Pil in crescita di oltre l'8 per cento e gli introiti fiscali aumentati di oltre il 30 per cento, l'Argentina, ha ripetuto oggi Stock all'ABI (lo aveva già detto giorni fa in Parlamento) "può migliorare la sua offerta unilaterale, ma non ha alcuna volontà di farlo".
(19 gennaio 2005)